Di che cosa è morta la musica classica?
La favola delle “Incompiute” e dei loro completamenti. Musica come uscita dal tempo: una sfida che fa paura. Compositori che vogliono invertire il corso della storia con la loro arte, convinti che la musica sani le piaghe del male. E cadono sul percorso verso la luce. All’origine di tante partiture senza finale, c’è la paura di una rivelazione; quasi mai, la morte improvvisa dei loro creatori. Perfino la più celebre sfinge della musica: la sinfonia cosiddetta “Incompiuta” di Schubert, è una visionaria sinfonia in due movimenti, e non un torso mutilo.
Schumann, Bruckner e Mahler lo sapevano, e ne hanno tenuto il debito conto; noi, non più. Per noi, ogni partitura non completata è materiale di saccheggio per musicologi in odore di santità. Viviamo sui lacerti cartacei dei Sommi, perché non sappiamo esprimere una cultura. Ma all’origine di tante battute vuote, in Coda ai capolavori ultimi, c’è un rifiuto: che l’artista si faccia pontefice di valori ultraterreni; che elabori il lutto per la morte di Dio. Le musiche incompiute sono il referto di una stagione perduta: quando la musica credeva di cambiare il mondo; e i suoi artefici se ne sono accorti, e hanno ucciso il testamento già stilato per i posteri.
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